Animali di Serie A ed animali di Serie B


La vita di un animale domestico vale di più di quella di un animale “da reddito”?

Ovviamente no, ma la sensazione che si ha è proprio questa.

Partecipare ad una cena a base di pesce, indossare un maglione di lana, uscire per una passeggiata con il cane: attività banali, che in sé non hanno nulla di straordinario. Ma come ci sentiremmo se ci dicessero che abbiamo appena mangiato carne di delfino, che gli abiti che abbiamo addosso sono fatti con il nostro adorato coniglio nano e al nostro guinzaglio trovassimo un topo?

Questi sono alcuni esempi di come cambia la nostra percezione di una determinata specie in base al contesto nel quale ci troviamo.

È il fattore culturale a giocare un ruolo determinante nella nostra percezione.

Come sappiamo tutti, nelle società occidentali il cane è un compagno amato dall’uomo; nei paesi medio orientali, sebbene sia rispettato, se ne evita il contatto per motivi igienici.

Allo stesso modo, animali normalmente destinati all’alimentazione nel nostro Paese sono sacri in altri, come la mucca: la “vacca sacra” della religione induista.

Quale animale coccolare? E quale mangiare?

Il dilemma (io ne sono esente essendo vegana dallo svezzamento) ha creato il così detto “paradosso della carne”, mettendo a confronto vegani ed onnivori, le opinioni riguardo il livello di coscienza attribuito alle diverse specie animali varia. Si tratta di una “gerarchia animali” che creiamo fin da bambini nelle nostre menti a farci mettere in atto comportamenti contrastanti. I principi sui quali basiamo la gerarchia non sono oggettivi ma psicologici e socioculturali.

L’idea che alcune specie siano più o meno senzienti o affettuose di altre è da abbandonare, perché non esiste un animale migliore di un altro.

Esistono, solo, diversi esseri viventi.


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