50 sfumature di verde

 

Ultimamente va molto di moda l’essere “green”, peccato che facendo un po’ di attenzione, ci si ritrova i social e non solo, pieni di prati verdi che puzzano di rancido.

Questi provetti camaleonti diventano verdi a comando hanno il colore della verdura industriale, fuori bella e perfetta, ma quando la addenti è già andata a male. Gli ambientalisti a comando hanno il sapore amaro dell’opportunismo, della bugia, della verità nascosta sotto una coltre di polvere soffiata negli occhi.

Spesso e volentieri propongono prodotti sostenibili, green, eco-friendly, e si avvicinano all’ambiente solo per mero guadagno.

Sostenibilità, una parola molto in voga e che senti in tutte le salse e tutti i comunicati. È sostenibile il biscotto che ti rende un super eroe, l’automobile che ti porta a spasso senza inquinare, il prodotto che fa risplendere magicamente la casa.

Sono tutti sostenibili, peccato che la parola “sostenibile” si concentri solo in un dettaglio del prodotto: il biscotto di green ha solo la confezione, l’automobile non è green per definizione, il prodotto per la pulizia è green solo per il 2%.

L’ecosostenibilità, se non è sostenuta dai fatti, rimane solo un cumulo di parole vuota come una tromba delle scale, è importante che ci sia sempre coerenza tra il prodotto ed il comportamento dell’azienda e di chi propone il prodotto. Certo non posso spacciarmi per “green” e poi mostrare uno stile di vita indifferente o esattamente opposto, è una questione di etica e correttezza.

Dal 2014 è stato introdotto nel Codice di auto disciplina della comunicazione commerciale, una norma che impone criteri di trasparenza e standard di correttezza nell’ambito della comunicazione verde ed ha introdotto il vincolo di verificabilità scientifica delle dichiarazioni.

Diffidate dai camaleonti del web.



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