Hemingway a Venezia


Il 21 luglio 1899 a Oak Park, Illinois, USA, nasceva Ernest Hemingway lo scrittore simbolo del Novecento letterario, che con le sue opere ed il suo stile riuscì ad influenzare generazioni intere di scrittori.

Hemingway arrivò per la prima volta a Venezia nel 1948, e da quel momento continuò a tornarvi, ricominciando a scrivere dopo dieci anni di inattività, facendo nascere uno dei suoi ultimi romanzi, “Di là dal fiume e tra gli alberi”. 

Girando a piedi per Venezia, sono tanti i posti che lo scrittore frequentava abitualmente e che lo ricordano affettuosamente ancora oggi: l’Hotel Gritti in cui soggiornò, il Caffé Florian in Piazza San Marco, l’Harry’s Bar affacciato sul Canal Grande, in cui Hemingway si rifugiava per ore a dare voce ai suoi pensieri mettendoli nero su bianco. 

Andava spesso anche all’isola di Torcello, soggiornando alla Locanda Cipriani, dove poteva scrivere e bere di notte e la mattina dopo uscire a caccia di anatre tra i canneti. In quest'isola, lo scrittore camminava e si perdeva, sorpreso in ogni angolo dalla sua bellezza come un bambino che per la prima volta scopre il mondo.

Fu grazie al soggiorno a Torcello che scrisse "Di là dal fiume e tra gli alberi", romanzo in cui Venezia e le sue isole fanno da sfondo alla storia d'amore tra il colonnello Cantwell e la giovanissima Renata. La storia che raccontò fu quella di un amore un po’ pazzo, di una passione avvolgente che però donava anche quel pizzico di brio e giocosità che mancava nella vita del protagonista. 

La storia che raccontò era, in parte, la sua storia: quella del suo amore per Venezia, ma anche di quello che a Venezia trovò. Infatti, durante uno dei suoi soggiorni, Hemingway si innamorò della nobildonna diciannovenne Adriana Ivancich, e tra i due nacque una relazione che in realtà non venne mai consumata se non tra le pagine del suo libro.

Al suo amico Bernard Berenson Hemingway scrisse: “Sono un ragazzo del Basso Piave… sono un vecchio fanatico del Veneto ed è qui che lascerò il mio cuore”, insieme a quelli di tanti altri che ancora battono nascosti dietro l’angolo di qualche calle.



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