25 Marzo, il Natale di Venezia

 

Secondo una tradizione millenaria, il 25 marzo 421 è comunemente riconosciuto come il giorno di fondazione della città di Venezia, quando sarebbe stata consacrata nell'isola di Rivo alto (Rialto) la chiesa di San Giacometto.

A testimoniarlo una fonte manoscritta del Chronicon Altinate e, in tempi più recenti, Marin Sanudo il quale descrive il grande incendio di Rialto del 1514 nei suoi Diarii così:

«Solum restò in piedi la chiexia di San Giacomo di Rialto, la qual fu la prima chiexia edificata in Venetia dil 421 a dì 25 Marzo, come in le nostre croniche si leze.»

Inizialmente il 25 marzo era il giorno scelto per il Capodanno veneto, per i credenti anche giorno dell’annunciazione del Signore, e, secondo una leggenda greca, giorno della creazione del mondo. Ma, per comodità di calcolo, si scelse il primo marzo.

In realtà, secondo gli storici, si tratterebbe solo di una data di nascita indicativa, in quanto, proprio per la conformazione di Venezia, non si può parlare di una vera e propria fondazione, bensì di un processo evolutivo.

Le origini di Venezia sono ancora un capitolo oscuro della storia del Medioevo, su cui poco ci dicono le fonti di cui disponiamo, spesso tra l’altro mescolando in modo inestricabile realtà e leggenda.

L’unica cosa veramente certa è che Venezia nacque bizantina e tale si mantenne per alcuni secoli. I Veneziani (o “Venetici” come li chiamavano i Bizantini) elaborarono già nel X secolo una leggenda, di cui si ha notizia nell’opera di Costantino VII Porfirogenito (l’imperatore erudito sul trono di Bisanzio dal 913 al 959), secondo cui la loro città sarebbe stata fondata in “un luogo deserto, disabitato e paludoso” al tempo dell’invasione di Attila, quando cioè il re unno devastò la terraferma veneta distruggendo Aquileia e altri centri minori. Il racconto era destinato a nobilitare l’origine della città lagunare facendola derivare da un avvenimento drammatico che colpiva fortemente l’immaginario collettivo.

Ma la realtà era più modesta: i Veneziani non si insediarono in territori deserti e la migrazione ebbe luogo in un lungo arco di tempo. Le isole in cui si sarebbe formata Venezia erano infatti abitate già in epoca romana, anche se non siamo in grado di dire se si sia trattato di insediamenti di una certa importanza o più semplicemente di poche case isolate o al massimo di piccoli villaggi.

Significativa è in proposito una lettera di Flavio Aurelio Cassiodoro, il senatore romano che fu ministro dei re ostrogoti, a cui si deve una descrizione della laguna in una sua lettera del 537-538 con la quale ordinava il trasporto per nave di rifornimenti alimentari dall’Istria a Ravenna.

Questi dovevano passare attraverso la rotta interna (i cosiddetti “Septem Maria” da Ravenna ad Altino e, di qui, ad Aquileia) sotto il controllo dei “tribuni marittimi” delle Venezie e la circostanza offre a Cassiodoro lo spunto per descrivere l’ambiente lagunare in cui si poteva navigare anche quando le condizioni del tempo non consentivano di avventurarsi in mare.

Gli abitanti, egli aggiunge, vi avevano le proprie case “alla maniera degli uccelli acquatici”, con le barche legate fuori come se si trattasse di animali, e la loro unica ricchezza consisteva nella pesca e nella produzione del sale. Un ambiente, a quanto pare, con una struttura sociale ancora primitiva, ma possiamo anche chiederci fino a che punto la retorica dell’autore può avere deformato la realtà dei fatti.

La nascita di Venezia, al di là di quanto raccontano le leggende, fu un processo lento, e tutto sommato oscuro, iniziato nella seconda metà del VI secolo e protrattosi per una settantina di anni o ancora di più, fino almeno al IX secolo, se si considera la formazione di quel complesso urbano che oggi è la città di Venezia. 



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