Freschìn per tutti!

Ci sono alcune parole veneziane particolari e curiose e per di più sono quasi impossibili da tradurre e difficili da spiegare.

La prima volta che ho sentito questa parola, ho pensato a qualcosa di "fresco", poi ho chiesto, come sempre, la traduzione e con non poca difficoltà mi hanno illuminata ed ho scoperto che la parola "Freschìn" vuol dire tutto l'opposto di fresco.

Si tratta di un odore inconfondibile, di piatti, bicchieri o posate lavati male, oppure di certe carni, e più in generale cibi, quando stanno per andare a male. Se qualcosa sa da freschìn, quindi, non è certo un piacere per il proprio naso.“

Anche l'Accademia della Crusca ha avuto modo di affrontare la questione, specificando che: "freschìn, o freschìno, è termine noto in quasi tutta l'Italia settentrionale. Il vocabolo è usato principalmente per indicare l'odore delle stoviglie mal lavate, soprattutto quando sono state a contatto con pesce o uova. Oltre a questo, le varie fonti attestano anche altri significati: è 'odore di pesce non fresco' e 'odore da canali quando l'acqua è bassa".

In Liguria, questo odore poco piacevole che a Venezia chiamano freschìn viene detto renfrescümme.

"Il pesce può savère da freschìn quando non è più fresco, ma le mani odorano di freschìn, anche se hanno toccato pesce fresco. Le uova ne lasciano l'odore sugli oggetti o recipienti [...] anche se freschissimi. L'acqua, a volte, pur non avendolo in sé, trasferisce questo odore su bicchieri e stoviglie"

[cit. Manlio Cortellazzo]

Cortellazzo, titolare della cattedra di Dialettologia dell'Università di Padova, nel suo libro Parole Venete parla così del termine e non si ferma qui.

Azzarda un rancido, ma conclude definendo freschìn come una parola intraducibile nell’italiano corrente e passato. Almeno utilizzando solo una parola.

La spiegazione più attendibile ci è stata tramandata dallo scomparso poeta dialettale e studioso della lingua veneta, Evandro della Serra. 

Secondo le sue ricerche etimologiche, il termine nacque in ambiente pittorico. 

Una tecnica per poter realizzare lo sfondo dei meravigliosi affreschi che adornano i palazzi di Venezia e molte ville venete, si basava su una preparazione a base di uova che veniva stesa sulla parete e che doveva asciugare per alcuni giorni, prima di poter procedere con l’applicazione del dipinto.

Il tipico odore di uovo che permaneva nella stanza, dopo questa operazione e che faticava ad andarsene, veniva per l’appunto detto “odore de ‘freschìn”.



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