Salvador Dalì, una vita controversa, un artista immenso.
Uomo dalla vita controversa, ma artista immenso.
Ho amato ed amo visceralmente le sue opere fin dalla prima
volta che ne ho vista una quando ero soltanto una bambina. Ad una mostra a
Ferrara, a Palazzo dei Diamanti, ho provato quella che credevo essere solo un’invenzione
romantica, la sindrome di Stendhal, sono quasi svenuta davanti all’ “Eco del
vuoto” e sono rimasta quasi due ore ferma, come ipnotizzata da quest’opera. Credo
sia inutile dire che Salvador Dalì, insieme a pochi altri, è uno dei miei
artisti preferiti.
Ricorre oggi l’anniversario della sua morte, a 84 anni,
avvenuta il 23 Gennaio 1989 a Figueres in Spagna dove era nato.
Baffi lunghi e sottili, ispirati a quelli del maestro del Seicento spagnolo Diego Velázquez, abiti di velluto dai colori sgargianti con ricami in oro: Salvador Dalí di certo non ha mai brillato per discrezione, capace già con il suo aspetto di raccontare il suo immaginario onirico, ovattato, surreale.
Ha percorso il Novecento quasi per intero seminando tracce
indelebili che sono diventate icone del secolo “in bianco e nero”.
Ha vissuto una vita intensa danzando in continuo equilibrio
tra realtà e finzione, trasformando la sua esistenza in uno dei suoi mondi
onirici, dove gli orologi si sciolgono al sole, i gatti volano e gli animali
hanno zampe lunghissime e sottili, come i suoi baffi.
“Ogni mattina mi sveglio e, guardandomi allo specchio, provo
sempre lo stesso ed immenso piacere: quello di essere Salvador Dalì.”
(Salvador Dalí)
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