Lo "stravedamento"

Lo "stravedamento" è un termine chioggiotto usato dai pescatori per definire un’orizzonte nitido e ben visibile.

Le condizioni metereologiche necessarie sono ben precise: la presenza di umidità nell’aria è azzerata e la mancanza di rifrazione è favorita da forti venti che allontanano la coltre di foschia (smog, nebbia e polveri) normalmente presente nella parte vicina al suolo. È così possibile una visione nitida dell’orizzonte e la percezione di avvicinamento.

In italiano questo fenomeno prende il nome di effetto Morgana. Questo fenomeno ottico si verifica quando i raggi di luce sono incurvati dal passaggio attraverso strati d'aria a temperature diverse, in condizioni di inversione termica, in cui la transizione tra gli strati è caratterizzata da un brusco gradiente termico, con la formazione di un condotto atmosferico. Infatti, in condizioni di tempo sereno, può capitare che uno strato d'aria molto più calda sovrasti uno strato di aria più fredda: in questo caso, la differenza tra gli indici di rifrazione può dar luogo alla formazione di un condotto atmosferico che agisce come una lente di rifrazione, producendo una serie di immagini sia dritte che invertite. Perché si verifichi il fenomeno della Fata Morgana non è sufficiente l'esistenza dell'inversione termica, ma è richiesta anche la simultanea formazione di un condotto atmosferico, e questo dà conto della relativa eccezionalità del fenomeno ottico.

Si tratta dunque di un effetto dovuto alla particolare distribuzione dell'indice di rifrazione della luce del sole in diversi strati d'aria e quindi per certi versi analogo al miraggio. La differenza consiste nel fatto che fino ad una certa altezza l'indice di rifrazione assume un valore crescente con essa per poi tornare a diminuire, per questo a differenza del miraggio le immagini sono molto mutevoli e deformate, difficilmente riconoscibili.

Per spiegare tale fenomeno è sufficiente immaginare che la luce proveniente da un punto viene distribuita in verticale, gli oggetti in lontananza assumono le sembianze di torri, pinnacoli, obelischi.

Fotografare questo fenomeno è relativamente facile. Un buon cavalletto, una reflex dotata di un teleobbiettivo o zoom che permetta di utilizzare una lunghezza focale da un minimo di 100 mm di lunghezza focale in su. Per spettacolarizzare l’effetto di avvicinamento, un 300mm è perfetto.

Un’altra cosa da tenere presente è la tecnica di ripresa. Usate la messa a fuoco manuale; lavorate con diaframmi centrali, utilizzate iso bassi (la sensibilità del sensore dovrebbe restare sui 100/200 iso); non utilizzate, se possibile, il sistema VR ( antivibrazione dell’obbiettivo) in mancanza del cavalletto.

Trovate poi un punto di appoggio stabile– un parapetto, un muro, un palo della segnaletica- l’importante è che la macchina sia messa in condizione di non creare il micromosso; l’ideale è utilizzare un cavetto per lo scatto, o l’autoscatto. Anche la tecnica di sollevare lo specchio della reflex prima dello scatto è vincente.

Altro parametro da rispettare è il punto di messa a fuoco. Con calcoli adeguati si trova il punto di iperfocale, cioè il punto da cui tutto quello che viene inquadrato risulta relativamente a fuoco. Ci sono tabelle che, in base al tipo di focale, permettono di sapere e valutare da che punto della scena il panorama risulterà nitido. In alternativa si può usare il vecchio e sempre valido sistema di utilizzare il pulsante di chiusura del diaframma, posto sul corpo macchina, per verificare la profondità di campo.

Non dimentichiamo che la composizione della scena è di fondamentale importanza per non rendere banale lo scatto. Quindi, l’inserimento o l’esclusione di oggetti che potrebbero distogliere l’attenzione al fenomeno và valutata con attenzione.

Procedimento fotografico descritto da: Paolo Fidelfatti.

Foto di Marco Contessa.



Commenti

Post più popolari