Leader vs. Imbonitore
Spesso mi fermo a pensare cosa spinga alcune aziende e non
solo, soprattutto in alcuni settori, a scegliere in certe posizioni chiave un
imbonitore piuttosto che un leader.
C’è una macroscopica differenza tra un vero leader e un
imbonitore.
Un leader deve avere carisma, umiltà, conoscere i propri
limiti e ricordarsi bene da dove è venuto. Non parla per frasi fatte, non ha
bisogno ispirare i suoi collaboratori con frasi ad effetto scritte da altri,
anzi, sa capire le attitudini di chi lavora con lui e le sa valorizzare, perché
è solo sfruttando le potenzialità e le abilità e gratificando gli sforzi dei
singoli e del team che si raggiungeranno molti successi. Dopotutto anche uno
scoiattolo cieco a volte trova una ghianda, ma non si raggiunge il successo con
il caso e la fortuna.
Un vero leader parla con qualsiasi lavoratore dall’operaio
al magazziniere, dal mulettista all’impiegato. Cerca di capire la soddisfazione
della sua squadra, è umano e non si crede onnipotente.
Un vero leader, quando cambia azienda o va in pensione,
viene rimpianto dalle persone con cui lavorava.
Un imbonitore viene scelto e messo su un piedistallo dai
pochi che detengono il potere, è trattato da finto leader, non ha carisma, non
ha umiltà, non conosce i propri limiti, viene idolatrato dalle masse che sperano
di raccogliere quante più monetine cadono per terra mentre, a mo’ di feticcio,
viene portato in giro sulla sua portantina.
L’imbonitore viene appunto scelto ad hoc per la sua capacità
di smuovere le masse, perché chi ha potere considera chi lavora a livelli più
bassi una massa di pecore a cui fare il lavaggio del cervello attraverso questi
individui che parlano per frasi fatte, per lo più dette da altri prima di loro.
La peculiarità di un imbonitore è quella di avere un forte
ascendete sulle menti deboli, quindi la sua stretta cerchia sarà fatta di
persone accondiscendenti, mai critiche e proattive. Farà sentire sempre
sbagliato e inadatto chiunque non segua i suoi dogmi, eviterà qualsivoglia
contraddittorio (non saprebbe reggerlo), nasconderà tutti i suoi errori (lui o
i suoi adepti), non si abbasserà MAI a chiedere scusa qualora sbagli, perché si
dovrà mostrarsi alle masse superiore, onnisciente ed infallibile.
Un imbonitore, non scende mai dal suo piedistallo, finge
interesse per pochi solo quando gli viene imposto dai vertici. Ha un modus
operandi sempre uguale, riempie “la vittima prescelta” di falsi e vuoti complimenti
in un perfetto climax ascendente, la segue per un breve periodo fingendo
interesse e coinvolgimento, si spertica in lodi esagerate quasi come fosse un
copione imparato a memoria e scritto prima a tavolino da qualcun altro, l’interesse
dura poco e poi passa al prossimo.
Fintanto che resta sul suo piedistallo da fantoccio, tutti
grideranno “sì” o “bravo” anche se dovesse addormentarsi e russare, pochi
avranno il coraggio ed il carisma di dire ciò che pensano e di far notare
quando l’imbonitore sbaglia, anche perché è abbastanza inutile visto che, o per
manifesta incapacità o per eccesiva superbia, non si avrà mai una risposta o un
dialogo.
Tuttavia l’imbonitore, dipende dai pochi che detengono il
potere che ne determinano le sorti e pertanto può cadere dal suo piedistallo in qualsiasi
momento, basta che si decida di cambiare strategia o il suo appeal sulle masse
venga meno.
In quel momento, quando l’imbonitore da reliquia stile
lingua di Sant’ Antonio, tenuto al riparo sotto una teca, finisce a terra in
mezzo alle persone che ha disprezzato, umiliato, ridotto in un angolo, illuso e
preso in giro, si trova a scontrarsi con la cruda realtà: non valeva niente e
veniva disprezzato dai più alle sue spalle.
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