La citazione "facile"

Premetto che da “classicista” certe cose mi saltano subito all’occhio, ultimamente poi impazzano queste frasi motivazionali che sono una sorta di miscuglio mal riuscito tra una citazione classica (tirata per i capelli) ed un concetto estremamente moderno (altrettanto tirato per i capelli).

Chi le cita normalmente non si cura di controllare se ciò che dice è pertinente e realmente attribuibile al pensiero che l’autore voleva esprimere, figuriamoci se si fermano a contestualizzare la frase nel periodo storico e sociale in cui è vissuto l’autore che citano (se lo citano). Queste frasi sono per lo più massime di grandi autori del passato estrapolate da opere letterarie, ad mentula canis, a proprio uso e consumo, usate tipicamente per manipolare o motivare le persone in svariate circostanze.

Recentemente la frase che vedo usare di più è:

"La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'opportunità".

Una frase attribuita erroneamente a Lucio Anneo Seneca ma che, fondamentalmente, il filosofo e drammaturgo romano non ha mai detto.

Ci sono una miriade di citazioni attribuite per errori più o meno volontari ad ignari autori, internet ne è pieno ed ormai il fenomeno è diventato fuori controllo.

In questo caso, l'errore, o meglio la falsa attribuzione della frase a Seneca nasce con ogni probabilità dall'interpretazione di un passaggio della sua opera intitolata De Beneficiis, in cui si legge:

“Il grande lottatore non è colui che ha imparato alla perfezione tutte le mosse e le prese che di fronte all'avversario si usano poche volte, ma colui che si è esercitato con assidua applicazione in una o in due di esse e, attento, spia l'occasione di poterne usufruire (non interessa infatti quante ne conosca, se conosce quelle che bastano per vincere), allo stesso modo, nello studio di cui parliamo, ci sono molte conoscenze interessanti, ma poche sono quelle fondamentali.”

In estrema sintesi, Seneca sosteneva (alla larga e tirata per i capelli) il motto che poi gli è stato attribuito ma che in realtà non ha mai pronunciato.

E' impossibile sapere chi abbia attribuito per primo questa massima a Seneca, visto che l'attribuzione viene indicata da anni, la prima traccia risale agli anni Novanta.

Un po' come accade con "il fine giustifica i mezzi", attribuito a Nicolò Machiavelli che però non l'ha mai detta, anche nel suo caso è "ispirata" ad un altro passaggio:

"..e nelle azioni di tutti li uomini, e massime de’ principi, dove non è iudizio da reclamare, si guarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lo stato: e mezzi saranno sempre iudicati onorevoli e da ciascuno lodati"

mentre la frase ormai è diffusa in tutte le lingue.

Insomma, il fenomeno delle "attribuzioni facili" è molto più diffuso di quanto si possa pensare, e sempre più spesso è volto ad enfatizzare e dare un tono al proprio discorso, troppo spesso senza cognizione di causa alcuna.



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