Quando rischi di inciampare in una statua romana
C’era una strada romana che correva lungo l'attuale costa veneta: era la via Annia.
Oggi chi la percorre non vede il mare, perché allora la costa era molto più arretrata di adesso. Il percorso della via Annia si sviluppava in prevalenza su terrapieni sabbiosi e superava con ponti di pietra i tanti corsi d'acqua presenti nella zona (che formano la così detta “gronda veneta”).
Quella strada la costruirono i romani, 131 anni prima di Cristo e collegava l'attuale Romagna (Rimini e Ravenna per capirci) con l'attuale Friuli.
La via Annia partiva da Adria (cittadella in provincia di Rovigo che ha dato il nome al mare Adriatico) e collegava Cavarzere (dove è stata trovata una elegante statuetta di Venere che si toglie il sandalo), Agna (il cui nome deriva, appunto, da Annia), Conselve fino a Padova. Proseguiva per Strà, Sambruson (dove c’era un’importante stazione di cambio dei cavalli), Dolo, Mira, Oriago, Marghera (con un’altra stazione di cambio) e raggiungeva Mestre. Continuava poi verso Altino (dove è stato trovato un miliare, cioè un cippo a forma circolare che riporta la distanza in miglia da Padova), Musile, San Donà, Ceggia (dove resta la traccia del ponte che superava lo scomparso corso del fiume Piavon vecchio), Concordia, Portogruaro, Latisana e concludeva il suo percorso ad Aquileia (il terzo porto più importante dell'impero romano, dopo Roma e Ravenna).
La via Annia, nei suoi tratti più importanti, vicini soprattutto alle città, poteva arrivare a una larghezza di circa una ventina di metri, compresi i fossati laterali.
Come tutte le strade romane, anche questa strada era fatta a strati (la parola “strada”, infatti, deriva dal latino stratus e vuol dire “strati”): sotto la pavimentazione di pietre squadrate, c’era uno strato di circa 20 cm di ghiaie pressate, appoggiate su uno strato sottostante di ciottoli spesso circa mezzo metro, ancora più sotto, grosse pietre cementate a sostegno dell’intera struttura. Lateralmente due fossati garantivano il drenaggio delle acque e dunque il buon mantenimento della sede stradale.
Pochi giorni fa, un uomo che passeggiava nelle campagne di Quarto d’Altino, ha visto semi nascosta dalle piante e dal terreno, una statua romana integra: si tratta di un personaggio maschile seduto, con il gomito sinistro poggiato su un ginocchio, il destro che si raccoglie il colletto della veste.
Il busto è proteso in avanti e la schiena leggermente curva, coperto da un mantello e un berretto frigio: è sicuramente una statua proveniente dall’antica città di Altino, uno dei principali centri del'attuale Veneto in epoca romana.
E' probabile si tratti di una statua che stava su una tomba, vista anche la vicina necropoli romana: quest’uomo mostra il volto sofferente e addolorato per la perdita probabile di un congiunto.
Aquileia il nodo nevralgico del settentrione.
(localizzazione con nomi attuali)
Aquileia, il luogo dove terminava la via Annia, all'epoca dei romani era un centro cittadino e un porto di grande importanza strategica ed economica dell'impero: da lì si poteva raggiungere l'Adriatico e poi la Grecia, l'Oriente e l'Africa (da dove arrivavano olio, olive, vino, grano e agrumi); ad Aquileia arrivava (da Genova) l'importante strada Postumia che collegava Oderzo, Postioma, Vicenza, Verona (con lo strategico e unico ponte sull'Adige), Piacenza ecc; da Aquileia partiva la via Gemina (cioè la via "gemella" della Postumia) che collegava l'attuale Veneto con la città di Emona (Lubiana).
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