Giornata Mondiale del cioccolato.
Il 7 Luglio si celebra la Giornata Mondiale del cioccolato,
per celebrare la forse più amata invenzione gastronomica di sempre.
Che mondo sarebbe, infatti, se quel lontano 7 luglio del
1847 il giovane cioccolataio inglese Joseph Fry non avesse inventato le
tavolette di cioccolato? Si può dire che il 19enne, unendo cacao e burro di
cacao, abbia avuto l’intuizione della vita. Ciò che fino a quel momento si
poteva gustare solo sotto forma liquida, da quel momento divenne una dolce
tentazione da gustare in ogni momento e dovunque ci si trovasse.
L’origine del cioccolato
Ma facciamo un passo indietro. Il cioccolato affonda le
radici nell’America Centrale del 1900 a.C., quando i Maya solevano mischiare la
polvere che si ricavava dalle fave di cacao al peperoncino e al mais,
realizzando in questo modo una bevanda con molta schiuma, chiamata Xocoatl, che
ritenevano desse vigore a chi la bevesse. Considerato “dono degli dei”, la
tradizione Maya vuole che il cioccolato fosse stato portato dal serpente divino
Kukulkan e che questi lo avesse offerto in regalo agli uomini di fede. Per gli
Aztechi, invece, si trattava di vera e propria moneta di scambio, da bere
durante le celebrazioni speciali e da regalare ai soldati come ricompensa per
le loro imprese militari.
Fu poi con la scoperta dell’America per mano di Cristoforo
Colombo che il cioccolato iniziò a vedere la sua diffusione anche nel Vecchio
Continente. Egli si può dire che “scoprì” anche il cacao, dopo che il 30 luglio
1502 riuscì a ottenere dalle popolazioni indigene d’America alcune fave di
cacao finora sconosciute in Europa. Nel 1519, poi, fu il turno del conquistador
Hernán Cortés, al quale, in occasione della sua visita alla corte azteca del re
Montezuma II, fu offerta la loro preziosa bevanda a base di cacao, peperoncino
e sale. Questi la riportò in patria, facendo sì che si diffondesse velocemente
tra i membri della corte spagnola. Ritenuto alimento energizzante e
afrodisiaco, ben presto questo cioccolato liquido divenne un alimento
immancabile sulle tavole delle famiglie aristocratiche d’Europa.
La sua vera affermazione, tuttavia, avvenne solo a partire
dal 1828, quando il chimico olandese Coenraad van Houten ideò un macchinario in
grado di ottenere il burro di cacao dalle fave, creando una polvere, di cacao
appunto, da bere mischiata in una soluzione liquida. Dopodiché, pochi anni
dopo, ci pensò il giovane Joseph Fry a rendere il cioccolato sotto forma di
tavoletta, come lo conosciamo oggi.
Come riconoscere un cioccolato di qualità
La prima cosa da fare è sicuramente leggere la lista degli
ingredienti, elencati in ordine decrescente. La prima a comparire deve essere
la pasta di cacao: è la componente più importante, quella che ne determina
fragranze e caratteristiche principali. Poi ci sono il burro di cacao, un
grasso che viene aggiunto durante le fasi di produzione per rendere il cioccolato
piacevolmente cremoso e scioglievole (una tavoletta senza burro di cacao
potrebbe infatti risultare dura e meno piacevole al palato); lo zucchero,
dolcificante che per legge deve essere presente almeno all'1 per cento (le
tavolette 100 per cento, infatti, non riportano la dicitura
"cioccolato" ma solamente "massa" o "pasta" di
cacao); la vaniglia, per renderlo ancora più profumato e aromatico; e ancora la
lecitina, aggiunta all'impasto come emulsionante, il cacao in polvere, il latte
o le nocciole, a seconda del risultato finale che si vuole ottenere. Per legge
è obbligatorio riportare sulla confezione anche la percentuale di cacao: per la
scelta, in questo caso, affidatevi al vostro palato cercando di prediligere un
prodotto che ne contenga almeno il 70-75 per cento.
Proprietà e benefici
Autentico super food, il cioccolato è un alimento non solo
ghiotto e irresistibile, ma anche ricco di nutrienti e microelementi
fondamentali per il nostro benessere sia fisico sia emotivo. Ricco di sali
minerali, soprattutto potassio, fosforo e ferro, è ideale per gli anemici, gli
sportivi (sembrerebbe in grado di ritardare l'affaticamento muscolare e
migliorare la performance atletica) e per aumentare il tono dell'umore; il
cioccolato è inoltre un antidepressivo naturale: numerosissimi studi hanno scientificamente
provato che stimoli la secrezione di endorfine e aumenti la produzione di
serotonina, il cosiddetto "ormone della felicità". E poi basta
sperimentarlo su di sé: ne basta un piccolo quadratino da sciogliere in bocca
per sentire immediatamente una piacevolissima sensazione di benessere e
appagamento.
Soprattutto quello fondente contiene una quantità molto alta
di polifenoli (nello specifico i flavonoidi), sostanze in grado di ridurre la
pressione sanguigna e abbassare il colesterolo; insomma un vero e proprio
alleato per la prevenzione di malattie cardiovascolari come ictus e infarto.
Grazie alle sue proprietà antiossidanti, protegge la pelle dagli effetti nocivi
dell'esposizione solare e la mantiene ben idratata.
Varietà principali
Tre sono le varietà di cacao più conosciute: criollo,
forastero e trinitario. La prima, ovvero il criollo, è la migliore qualità
presente sul mercato: pregiato e delicato, è più difficile da coltivare ma
possiede ottime caratteristiche organolettiche; si distingue per i semi di
colore chiaro, quasi bianchi, il gusto poco amaro e astringente e gli aromi
dolci e floreali. Il forastero, invece, varietà più diffusa e meno nobile, ha
una buona resa e maggiore resistenza; il cacao prodotto dalle sue piante è di
qualità inferiore e si caratterizza per un gusto più amaro, acido e astringente
(quest'ultimo rappresenta il 90 per cento della produzione mondiale di cacao,
mentre il criollo copre appena il 2-4 per cento). Il trinitario è un ibrido tra
criollo e forastero (6-8 per centro del raccolto totale) ed è considerato un
cacao di alta qualità: possiede le caratteristiche organolettiche che ricordano
il criollo e una produttività e capacità di resistenza alle malattie tipica
degli ibridi.
La coltivazione e la lavorazione del cacao
Le fasi di coltivazione e lavorazione del cacao influiscono
profondamente sulla qualità del prodotto finale; fondamentale, dunque, è la
loro corretta esecuzione. Le fave di cacao, una volta prelevate dalle cabosse
(i frutti dell'albero di cacao), subiscono un processo di fermentazione che va
da un minimo di 2-3 giorni a un massimo di 7-8. Questa fase è molto importante
affinché il cacao possa esprimere tutto il suo potenziale aromatico e
gustativo: una fermentazione troppo prolungata rischierebbe di renderlo troppo
acido, una breve di non consentire al cacao di sviluppare appieno i suoi aromi,
ottenendo così un prodotto dal gusto amaro.
Dopo la fermentazione, le fave vengono stese su telai di
legno e fatte essiccare all'aria aperta (2-7 giorni); dopo il processo di
essiccazione, che consente di conservarle e difenderle dall'attacco di muffe e
altri microrganismi, queste vengono classificate, confezionate e poi spedite
nei Paesi dove avviene la loro lavorazione. Una volta pulite, ha inizio una
fase cruciale e delicata, quella della tostatura, nella quale le fave vengono
sottoposte a una temperatura che può variare tra i 120 e i 180 °C, per un tempo
che oscilla tra i 15 e i 60 minuti. Questa fase ha il merito di sviluppare ed
esaltare gli aromi del cacao, ma, se eccessiva, si rischia di conferirgli un
sentore di bruciato e di privarlo di quelle note più delicate ed eleganti.
Successivamente alla tostatura, le fave vengono decorticate, cioè private della
cascata, e poi macinate, ovvero ridotte a una pasta grossolana tramite pesanti
macine. Si ottiene la massa di cacao, sostanzialmente la materia prima da cui,
attraverso la spremitura, si ottiene cacao in polvere, burro di cacao e
cioccolato.
Per ottenere la classica tavoletta, la pasta di cacao viene
mescolata ad altri ingredienti, in base al cioccolato che si vuole ottenere:
zucchero, latte, vaniglia, lecitina di soia, nocciole e aromi vari. La miscela
ottenuta viene raffinata e poi posta all'interno di una conca, a una
temperatura di 50-80 °C, in cui viene costantemente miscelata con una pala al
fine di ottenere una consistenza piacevolmente morbida e vellutata. Da questa
fase, chiamata concaggio, dipende la rotondità e scioglievolezza del "cibo
degli dei". Terminato il concaggio, il cioccolato viene sottoposto al
processo finale di temperaggio: se eseguito correttamente, si avrà un prodotto
finale lucido, liscio e omogeneo, privo di grumi e in grado di resistere agli
sbalzi termici.
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