Esercito di terracotta: l’11 Luglio 1974 gli archeologi scoprivano l’ottava meraviglia del mondo



Quarantasei anni fa il mondo scopriva, casualmente, una delle sue meraviglie più incredibili: l’esercito di terracotta dell’imperatore Qin Shi Huang. Si tratta di un tesoro unico nel suo genere, composto da decine di migliaia di statue tutte diverse fra loro, complete di armi e cavalli, destinate ad accompagnare l’imperatore nel viaggio verso l’aldilà. Ma l’estensione del Mausoleo Shi Huangdi è talmente ampia che si ipotizza che gran parte di esso sia ancora sepolto sotto la terra.

Fu infatti un contadino, Yang Zhifa, a scoprire per primo alcune punte di lancia e frammenti di terracotta che successivamente verranno identificati come parte dell’enorme esercito sotterraneo di Shi Huang: nel 1974 Yang e altri uomini del villaggio di Xiyang sono a lavoro su alcuni pozzi quando s’imbattono nella prima fossa sepolcrale contenente soldati e cavalli. Ma gli uomini non sono consapevoli della portata della scoperta, tanto che Zhifa rivende il bronzo trovato per pochi yuan, credendo si trattasse di semplici punte di freccia abbandonate nel terreno.

Grazie all'intervento di un impiegato del Ministero cinese gli studiosi s’interessarono alla zona in cui Yang aveva rinvenuto i primi pezzi di terracotta, ed in pochi mesi l’incredibile scoperta venne alla luce in tutta la sua maestosità: nei mesi di giugno e luglio di quarantasei anni fa gli archeologi erano a lavoro per riportare in superficie la prima delle tre fosse fino ad ora aperte al pubblico.


Si tratta dello spazio più ampio dei tre, che contiene circa 6 mila guerrieri disposti secondo un ordine preciso e razionale: nei suoi 210 metri di estensione e 6 metri di profondità i soldati sono schierati e pronti all'attacco, tutti rivolti verso est, armati di lancia, pugnale o alabarda. Per primi si incontrano i fanti, che precedono i soldati corazzati e i carri con cavalli, in tutto 38, e infine l’ala difensiva. L’esercito di Shi Huangdi costituisce non solo un esempio unico dell’arte cinese, ma anche un documento fondamentale delle strategie belliche e della cultura della guerra.

Fino ad ora sono state aperte “soltanto” tre fosse: si tratta, secondo le ricostruzioni degli archeologi, delle anticamere della ben più grande e maestosa camera sepolcrale dell’imperatore Qin Shi Huang, non ancora rinvenuta. L’enorme armata che si estende per circa 2 chilometri sarebbe soltanto l’avanguardia di un ben più prezioso tesoro, talmente importante da essere stato sepolto molto in profondità: gli studiosi hanno ipotizzato che per trovare la tomba si debbano attraversare tre livelli di falde acquifere, e mura ricoperte di bronzo e solfuro di mercurio.

La storia dell’esercito di terracotta.

Interi plotoni di soldati d’argilla, a grandezza naturale, avevano il compito di accompagnare nell’Aldilà il grande conquistatore Qin Shi Huang (259 a.C. – 210 a.C.), primo sovrano della Cina a fregiarsi del titolo di “Imperatore della Cina” perché fu lui a unificare il paese, prima diviso in molteplici regni.


Ying Zheng salì al trono ad appena 13 anni. Quando riuscì a unificare vari regni, nel 221 a.C, prese il nome di Qin Shi Huangdi, che significa appunto “primo imperatore della dinastia Qin”. Fu lui a iniziare la primissima costruzione di quella che poi sarebbe divenuta la Grande Muraglia, mentre procedeva a unificare molti aspetti amministrativi (moneta, pesi, misure) del regno, senza mai trascurare la forza militare del suo esercito.

Secondo Sima Qian, storico di corte della dinastia successiva, Qin Shi Huang si preoccupò della sua sepoltura terrena poco dopo essere salito al trono: 700.000 persone parteciparono ai lavori di costruzione del mausoleo, durati quasi 40 anni, che lasciarono comunque incompiuta l’opera, a causa delle rivolte che si verificarono un anno dopo la morte dell’imperatore stesso.

Il mausoleo è strutturato come una vera e propria città, che ricalca la configurazione della capitale imperiale: una “Città Esterna” e una “Città Interna”, e poi diversi complessi sepolcrali, destinati ad ospitare l’Esercito di Terracotta, e non solo.


Ad oggi, il mausoleo è stato scavato solo in parte: secondo gli archeologi, il numero dei soldati d’argilla potrebbe aggirarsi intorno alle 8.000 figure, oltre a 130 carri e 670 cavalli, anche se il totale esatto delle statue non sarà probabilmente mai scoperto.

Ogni figura è un’opera d’arte unica, ognuna con la propria divisa, espressione del volto e pettinatura. Anche se oggi appaiono tutte della stessa tonalità di grigio, le statue erano originariamente colorate, per renderle il più possibile realistiche.

Oltre al suo Esercito, l’imperatore aveva voluto, per tenergli compagnia nell’aldilà, anche ballerini, musicisti e acrobati, che appaiono tanto gioiosi e vitali mentre compiono le loro esibizioni quanto sono invece austeri e marziali i soldati dell’Esercito.

Secondo quando scrisse lo storico Sima Qian, vissuto circa un secolo dopo la morte dell’imperatore, “il sepolcro fu riempito di rari artefatti e meravigliosi tesori”, come modelli di palazzi, vasi pregiati e pietre preziose. Nella tomba scorrevano, pare, fiumi di mercurio, attraverso colline e montagne di bronzo, mentre la finta volta celeste era costellate di perle che rappresentavano stelle e pianeti.

Quando il rito funebre dell’imperatore si concluse, il tumulo fu ricoperto di terra, rendendolo simile a una collina sulla quale furono piantati alberi e altra vegetazione, per camuffarlo.

Fino ad oggi, il riposo dell’imperatore che anelava all’eternità non è ancora stato disturbato: gli archeologi non hanno aperto il tumulo, e pare che nemmeno i razziatori di tombe abbiano mai osato profanare, in questi 2000 anni, il sepolcro del grande Qin Shi Huang.


Il Mausoleo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO negli anni Ottanta, verrà aperto, secondo gli esperti di archeologia cinese, quando si sarà certi di non arrecare danno alla costruzione sottostante. La soprintendenza cinese attenderà quindi il periodo nel quale la tecnologia di scavo sarà tanto avanzata da garantire la preservazione dei reperti. Un’attesa che snerva gli appassionati di storia e archeologia, ma che potrebbe rivelarsi decisiva per conservare intatta la storia di un Imperatore mitico.


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