VENEZIA: I GATTI E LA PESTE


In questi giorni a Venezia si festeggia la Madonna della Salute.
Cosa c’entrano i gatti con la Madonna della Salute?
La ricorrenza che trae origine dalla grande epidemia di peste bubbonica che colpì tutto il nord Italia tra il 1630 e il 1631 (la stessa descritta da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”). 

La trasmissione nell'uomo della terribile malattia, può avvenire attraverso la puntura delle pulci dei ratti. Allora, ecco cosa c’entrano i bei gattoni veneziani!


Nei secoli i traffici commerciali aumentarono e, con loro, anche il rischio di imbarcare involontariamente i famigerati roditori.
Allora i veneziani cominciarono a selezionare razze di gatti molto combattive, per esempio importando dalla Siria i “soriani”.


Ma il problema rimaneva, allora furono organizzate spedizioni in Dalmazia per riempire le navi di gatti da lasciare liberi tra calli e campielli.
I veneziani riconoscenti amavano i loro gatti, così la città divenne un paradiso per questo nobile animale. 


Nonostante gli sforzi la peste si diffuse e decimò la popolazione di Venezia, ma i gatti restarono e divennero un pezzo della storia della città, una parte del mito. 
Adesso se ne vedono ben pochi, ma li ricordo bene col la loro pancia appagata, soddisfatti delle lunghe pisolate al sole, guardinghi ma fiduciosi: autentici gatti di Venezia.



Ai tempi della Serenissima, sulle imbarcazioni che partivano per le lunghe navigazioni verso Oriente, venivano imbarcati anche i gatti. Sì, proprio i micioni erano parte della ciurma e rappresentavano un’ottima difesa contro i ratti. 

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