Questa notte si spostano le lancette un'ora indietro, davvero l'ora legale fa male alla salute?
Nella notte tra il 27 ed il 28 Ottobre avverrà il consueto passaggio dall’ora “legale” all’ora “solare”, che rimarrà in vigore fino al 31 Marzo 2019.
La pratica di spostare “artificialmente” l’orario in avanti di un’ora durante il periodo che va da Marzo a Ottobre è stata adottata per la prima volta in Gran Bretagna all’inizio del secolo, ed attualmente è in uso in circa 70 paesi del mondo. Le ragioni principali per la sua adozione sono di natura economica, legate cioè alla possibilità di ottenere un risparmio in termini di spesa energetica.
La soluzione di Winston Churchill
Fin dalla sua introduzione, tuttavia, l’ora legale ha trovato oppositori preoccupati delle sue conseguenze sul piano dell’efficienza lavorativa e della salute. Soprattutto rispetto al sonno; Winston Churchill liquidò la questione con la lapidaria espressione: “uno sbadiglio in più nelle mattine di Aprile, un sonnellino in più nelle mattine di Settembre”.
L’interesse nei confronti delle modificazioni associate al cambiamento orario trova ragione nel fatto che le attività fisiologiche dell’organismo sono organizzate secondo ritmi biologici di diversa durata; questi ritmi vengono comunemente distinti in circadiani (della durata approssimativa di 24 ore), ultradiani (della durata superiore alle 24 ore) ed infradiani (di durata inferiore alle 24 ore). I ritmi circadiani sono i più studiati e dipendono dall’attività di diversi “timer” localizzati a livello cerebrale, il più importante dei quali si trova nell’ipotalamo. Questa struttura regola molte funzioni, come produzione di ormoni, cicli sonno/veglia, temperatura corporea, comportamenti alimentari, etc.
A chi fa male
È dunque lecito supporre che la modificazione del tempo esterno, stabilito convenzionalmente con la successione delle ore, possa portare ad un disallineamento tra “orologio biologico” e “orologio ambientale”. Numerosi studi sono stati condotti per valutare l’effetto del cambio di orario sul comportamento e sulla salute, e in particolare sul sonno. Ad esempio, è stato riportato, per il passaggio autunnale, un cambiamento nella durata del sonno ed un aumento della latenza di addormentamento; è stato evidenziato anche un incremento della frammentazione del sonno, che si traduce in un riposo meno efficace.
I soggetti che tendenzialmente dormono poco sono anche generalmente i più mattutini, e dunque hanno maggiori difficoltà di adattamento quando l’orario cambia in autunno, mentre i soggetti che tendono ad essere più attivi nelle ore della sera hanno maggiori difficoltà di adattamento nella transizione primaverile. Altri studi hanno anche evidenziato un effetto sullo stato d’animo; in particolare, la transizione autunnale sarebbe associata a miglioramenti dell’umore, mentre quella primaverile ad effetti deleteri.
Ma alla fine fa male o no?
In conclusione, allo stato attuale non si hanno a disposizione delle evidenze conclusive sulle ricadute dell’ora legale sulla salute e su fenomeni sociali come produttività lavorativa o tasso di incidenti automobilistici. Gli studi degli ultimi decenni, tuttavia, hanno determinato un cambiamento di prospettiva rispetto a quanto preso in considerazione all’inizio del secolo scorso, al punto che la possibilità di abolirla è attualmente oggetto di riflessione in seno alle principali istituzioni politiche dell’Unione Europea.
Lo scorso Marzo, infatti, su mozione presentata dalla Finlandia, il Parlamento Europeo ha votato a maggioranza una mozione richiedente alla Commissione Europea un’approfondita analisi del rapporto tra costi e benefici legati al cambiamento di orario, sia in termini economici che in rapporto alla salute dei cittadini. Nei mesi di Luglio ed Agosto, inoltre, la Commissione Europea ha indetto un sondaggio pubblico online in cui la grande maggioranza dei votanti (circa 4,6 milioni) si è espressa a favore dell’estensione dell’ora legale a tutto l’anno. È possibile dunque che il prossimo spostamento delle lancette sia uno degli ultimi che dovremo effettuare.
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